lunedì 31 dicembre 2012

HUGH GRANT a Modena

Dal Diario di Bridget Jones
fino a Modena,
(anche)
per assaggiare il gnocco fritto

di Luca Bonacini


Hugh Grant
seduto al Caffè Concerto di Modena
Gnocco e tradizione protagonisti ancora una volta dell’accoglienza modenese quando si tratta di dare il benvenuto a un divo del grande schermo, casualmente in città. Sostare ai tavolini del Caffè Concerto in piazza Grande è quanto di più bello possa offrire la città a chi si avvicina per la prima volta ad essa. La visuale spazia sulla Porta dei Principi e l’abside del Duomo romanico riferimento secolare per i modenesi, che conserva le spoglie di San Geminiano patrono della città che, alzando una fitta nebbia seppe proteggere Modena dai saccheggi dei barbari. Un bar ristorante moderno ed elegante con un arredo innovativo in venghè di legno che ricorda il glorioso passato di quei locali, diventato punto di riferimento per la città e per chi arriva da fuori. Luogo di grande fascino dove oltre cento anni fa nacque la torrefazione Cagliari famoso produttore di caffè. Modena non è nuova alle celebrità, i momenti forse più alti risalgono agli anni non lontani del “Pavarotti and Friends” quando si vide anche Lady Diana mentre furoreggiavano i concerti del tenorissimo Luciano Pavarotti insieme ai grandi nomi della musica rock che richiamavano personaggi famosi da tutto il mondo. Anche oggi però grazie alla Ferrari, alle ceramiche, all’aceto balsamico, alla formidabile gastronomia e materie prime, allo chef Massimo Bottura che ha divulgato queste bontà nel mondo, non è difficile che Modena venga scelta come meta per una breve vacanza, magari per poi proseguire verso le città d’arte. Proprio la Ferrari ha richiamato in città uno degli attori più noti del momento, l’inglese Hugh Grant, che ha sostato volentieri al Caffè Concerto di piazza Grande per un calice di vino e stuzzichini, un aperitivo tutto modenese, visto che non sono mancati neppure gnocco fritto e salumi. Ci conferma il titolare Matteo De Pietri che l’attore inglese, con un look casual inconfondibile, è arrivato al Caffé Concerto in compagnia di amici, subito preso d’assalto da ragazzine in subbuglio e donne incredule, a sorpresa si è seduto al centralissimo bar all’ora dell’aperitivo. Il protagonista di ‘Quattro matrimoni e un funerale’, ‘Notting Hill’, e 'Il diario di Bridget Jones' mentre sorseggiava un calice di vino rosso in compagnia di amici, dopo essere stato alla Ferrari di Maranello per un corso di guida sicura, non si è sottratto dispensando sorrisi hollywoodiani, una foto, un autografo, alla folla di ammiratrici armate di macchina fotografica e cellulare.



mercoledì 26 dicembre 2012

GIORGIO FINI & il GNOCCO

il GNOCCO
secondo
GIORGIO FINI
di Luca Bonacini




Ci sono luoghi e persone che entrano nella memoria. Parlando di gnocco fritto e di Modena viene spontaneo pensare a Fini. Lo strepitoso antipasto con salumi e gnocco (tra i meglio preparati della città), con cui si dava il via al pranzo nel celebre ristorante fondato da Telesforo Fini nel 1912, predisponeva l’avventore a entrare in armonia con la città, con i suoi sapori, con la sua storia. Raffinato ambasciatore della cucina modenese, Giorgio Fini con gli autogrill, con gli eccellenti catering, con le sue molteplici attività, con le formidabili relazioni che sapeva tenere, portava in giro per il mondo le cose buone di Modena e quando era al suo ristorante (due stelle Michelin nel ’69) faceva sentire la sua presenza accogliendo gli ospiti con calore e comunicativa rendendo quel momento unico. Aveva viaggiato, conosceva i grandi ristoranti del mondo ed era stimato dai patron e dagli chef più celebri, non mancando mai a un inaugurazione a cui era invitato dai ristoratori che gli chiedevano di presenziare sapendo che avrebbe dato lustro all’evento. Viveva le trattorie di Modena e provincia dove si recava volentieri, ricercando l’autenticità e la cucina semplice, di ognuno di loro conosceva la specialità nella quale sapevano esprimersi al meglio, e la divulgava al pari della miglior guida gastronomica, attraverso quel passaparola di cui solo l’avventore appagato ed entusiasta è capace. Di lui non sono stati dimenticati i grandi slanci di generosità, e solidarietà verso i meno fortunati, che mai teneva a pubblicizzare. Il ricordo dei ristoratori che lo avevano come cliente è ancora indelebile e riporta ancora i suoi piatti preferiti che andavano dalle tagliatelle al ragù, ai tortellini in brodo, dai bolliti, alle crescentine fino al gnocco fritto. Tra i tanti luoghi frequentati dal celebre ristoratore c’erano i capisaldi della cucina di Milano, Londra, Parigi, ma c’erano anche piccole grandi trattorie come Romani a Quercia Grossa, La Gazzella a Gorzano, Muzzarelli a Montagnana, approdi sicuri dove la buona cucina era di casa e il gnocco di qualità superlativa accompagnato a salumi sopraffini e a gran lambrusco, cibi conviviali che favorivano l’armonia a tavola e la conversazione dote in cui Giorgio Fini eccelleva. La figlia Anna Maria ricorda mille e un occasione in cui i catering della premiata ditta Fini dopo sontuose portate terminavano a notte inoltrata con il gnocco fritto, e di quanto suo padre cercasse di far conoscere le specialità modenesi a chi veniva in città. In una di queste occasioni era a Modena l’amico Luigi Carnacina, famoso chef allievo di Escoffier, a cui Giorgio aveva fatto assaggiare ormai tutto della cucina modenese. Quando si trattò di ordinare, approfittando di un momento di indecisione dell’ospite gli disse che ci avrebbe pensato lui, e fece arrivare al suo tavolo “gnocco fritto e caffelatte”. Potete immaginare la sorpresa di Carnacina, che certamente ne aveva visti di piatti strani nella sua carriera. Si trattava della più tradizionale colazione alla modenese che dopo lo stupore iniziale mangiò di gusto.




Luigi Carnacina (Roma, 1888 – Roma, 28 ottobre 1981)

cuoco e gastronomo italiano, ha realizzato numerosi libri di cucina internazionale. A soli dodici anni, comincia a lavorare come cameriere e sguattero in una osteria. A quattordici lascia l'Italia iniziando così la sua ascesa nella gerarchia alberghiera. Lavora al Ciro's di Montecarlo dove ha modo di conoscere il maestro Auguste Escoffier con cui lavora al Savoy Hotel di Londra e che nel 1920 lo assume come direttore nel suo Restaurant de l'Ocean di Ostenda. Poi maître d'hotel in diversi alberghi di gran classe e, dal 1933, direttore generale di grand-hotel e ristoranti sia in Europa che in America. La figura di Carnacina è stata quella di un maestro prima ancora che si affacciasse alla finestra della notorietà nazionale, presentato da Luigi Veronelli, nel novembre 1961, in un fortunato ricettario dell'editore Garzanti.

venerdì 21 dicembre 2012

I CUGINI: "SCIATT"

I CUGINI
del
GNOCCO :
Ormai è ufficiale : si frigge in tutta Italia !
Continua il censimento dei cugini del Gnocco Fritto,
ovvero le specialità tipiche italiane simili alla pietanza geminiana

gli Sciatt della Valtellina
Croccanti frittelle di grano saraceno
di forma tondeggiante con un cuore di Bitto fuso.



Ancora una missione conclusa con onore da parte di un ristretto manipolo di Cavalieri de Gran Gnoc indomiti, rientrati nella notte dalla Valtellina portando con sé una delle perle della gastronomia di quella regione antica. Dopo aver rifocillato i destrieri, provati dalla lunga tratta, hanno finalmente potuto riposare ma non prima di aver condiviso con la Confraternita le delizie portate con loro da quei territori incontaminati. Certo quando si è lontani dalla propria magione spesso si vorrebbe al ritorno gustare i cibi della memoria (in questo caso gnocco fritto ben caldo), ma come resistere a questo antico cibo delle montagne lombarde, cosi gustoso ? Le bisacce colme sono state svuotate in un battibaleno, contenevano i prelibati “Sciatt” antica specialità della cucina povera della Valtellina e della Valchiavenna. Letteralmente Sciatt, che in dialetto valtellinese, vuol dire rospo. Il nome deriva dalla gobba creata dal ripieno, che li rende somiglianti a sciatt, cioè a rospi. Altri, pur riferendo il termine alla forma irregolare delle frittelle, lo vogliono sincope dialettale di sciadatto = già adatto, cioè senza forma, vicino all'italiano sciatto. Gli sciatt sono però delle frittelline croccanti di forma tondeggiante con cuore di formaggio fuso (Bitto o Casera), solitamente servite su letto di cicoria. Originariamente, gli sciatt erano tipici del solo paese di Teglio, ma vengono oggi considerati una specialità dell'intera valle. Una miscela di farina di grano saraceno e farina bianca viene impastata utilizzando birra, o acqua gassata fino ad ottenere un composto non troppo liquido, al quale andranno uniti il formaggio Bitto o Casera tagliato a dadini, il pane grattugiato, un pizzico di lievito e la grappa (facoltativa).




Ingredienti (per 4 persone):
- farina di grano saraceno gr. 200
- farina bianca gr. 100
- formaggio Valtellina Casera o Bitto  gr. 250
- acquavite 1 bicchierino
- acqua minerale gassata q.b.
- olio per friggere
- sale.

Preparazione:
miscelare in una ciotola le farine, la grappa e il sale, aggiungendo acqua minerale, fino ad ottenere un impasto non troppo morbido. Tagliare il formaggio "Casera" a cubetti (di circa 2 cm di lato) ed immergerli nella pastella. Raccogliere con un cucchiaio un cubetto di formaggio alla volta, adeguatamente ricoperto dall’impasto, e lasciarlo cadere nell’olio bollente. Far colorire gli sciatt e scolarli. Servire gli sciatt molto caldi adagiati su un letto di cicoria tagliata finemente e condita con olio e aceto. Si consiglia di lasciare riposare la pastella per due ore prima di friggere.


La cucina valtellinese
è stata condizionata nella sua storia dalla povertà della sua gente e della genuinità degli ingredienti. A fianco della selvaggina, piatto che si trovava solo sulle poche tavole dei nobili e dei religiosi, sono nati molti sono i piatti legati alla vita del mondo contadino. Erano fatti con semplici ingredienti, e legati al ciclo delle stagioni ed ai suoi raccolti. Tra gli alimenti contadini spicca ed eccelle il formaggio Bitto ingrediente principale per la famosa polenta taragna, da gustare anche stagionato. Mortadelle, salsicce e salami prodotti da abili macellai locali, nei freddi mesi invernali, che uccidevano il grasso maiale e lo trasformavano in prelibati salumi. Non si può non citare altri piatti rinomati e diffusi in tutta la Valtellina, i pizzoccheri, gli sciat e i meno conosciuti malfatti. La buona cucina tradizionale propone il pane di segale, la bresaola e la bisciola per citare i piatti più diffusi, ma gli abitanti vanno fieri anche dei loro funghi porcini utilizzati freschi, sott'olio o secchi nel risotto. Dagli alpeggi circostanti giungono in tavola anche altri freschi formaggi. Tutti ottimi e saporiti, oggi anche di capra.

GNOCCO nel PAVESE

Le "SCHICCIE"
di VARZI
un tipo di gnocco fritto tondo e sottile da abbinare al salame locale

di Luca Bonacini



Scovata un’altra versione del Gnocco anche nel Pavese. Attraverso il passaparola si allarga sempre più l’elenco dei luoghi dove si frigge il Gnocco (o qualcosa di molto simile ad esso). La segnalazione che ci porta a Varzi, in provincia di Pavia, arriva questa volta da Marino Marini storico della cucina, giornalista, scrittore e bibliotecario della scuola di cucina internazionale Alma a Colorno(Pr). Uomo dall’estesa cultura eno gastronomica dedito alla tutela della tradizione culinaria più antica, mi ha segnalato questa notizia in una recente mia visita ad Alma dove provato dalla partecipazione alla giuria di un corso di pasticceria sono entrato barcollando nella sua biblioteca. Oltre 10.000 volumi di enogastronomia tenuti con amorevole cura di padre.


Il poderoso archivio ha sfornato l’ennesima chicca, ed ecco comparire un articolo uscito su una rivista di cucina, che parla di questa specialità Pavese chiamata “Schiccie” una pastella molto diluita in acqua, con farina e sale, fritta in padella in olio ben caldo, a cui si consiglia l’abbinamento con il prelibato Salame di Varzi, conosciuto e apprezzato anche dai Malaspina. Oltre al brasato, alle lumache, al merluzzo con cipolle, ai ravioli, alla trippa, alla zuppa di ceci, alla torta di riso, alla torta di mandorle, ecco un’altra delizia della cucina di questo  piccolo borgo medievale, ricco di storia, cultura e tradizioni che sorge nel cuore dell'Oltrepò Pavese circondato da colline ricoperte da rigogliosa vegetazione, dalle cime dei monti e dalle acque del torrente Stàffora.



Il salame di Varzi e la sua storia 

L'analisi storica di un prodotto così importante ed antico è sempre difficile da tracciare: diventa, quindi, arduo stabilirne l'esatto anno di nascita. Secondo alcune notizie pervenuteci durante i secoli, pare che già i Longobardi avessero propagandato l'allevamento del maiale e che lo sacrificassero alla ninfa Maia per meglio sfruttare pascoli e boschi. Gli animali erano di dimensioni più piccole rispetto a quelle attuali, venivano allevati allo stato brado ed erano utilizzati prevalentemente per l'alimentazione, assai meno per il lavoro. Sembra addirittura che in un editto del re Ròtari fossero stabilite pene asprissime per coloro i quali avessero maltrattato un porcaro. Ma, aldilà di questi simpatici aneddoti, si ipotizza che il salame servisse da alimento a questo popolo barbaro proprio per le caratteristiche di durabilità che offriva un insaccato di questo tipo nonché per le sue indiscutibili caratteristiche nutrienti. Infatti, questa tribù nomade, durante le varie transmigrazioni in tutta Europa causate dalla secolare mancanza di terre, da una forte crescita demografica e da un contemporaneo irrigidimento del clima, in un'epoca di dure ristrettezze economiche sentiva la necessità di disporre di un prodotto a lunga conservazione. Nel XIII secolo i Marchesi Malaspina, indiscussi signori di questo territorio, lo presentavano agli ospiti della propria tavola come pietanza eccezionalmente prelibata. E così diviene certo che, nei secoli a venire, il salame si inserì perfettamente nella parca mensa degli umili contadini che, di fronte alla semplice economia famigliare, videro nel maiale una risorsa indispensabile alla loro sopravvivenza. La stessa fecondità della scrofa (che può partorire fino a dodici esemplari e, nel periodo di maggior fecondità, anche due volte nello stesso anno) contribuì certamente a farlo diventare prezioso, così come la capacità di aumentare il proprio peso da uno ad oltre centocinquanta chilogrammi nel breve periodo di un anno, fornendo in tal modo una quantità di materia prima alimentare considerevole. Senza scordare, poi, gli svariati utilizzi delle parti avanzate dalla macellazione: il grasso come lubrificante o medicinale, le setole per fabbricare spazzole e pennelli ed alcuni tipi d'ossa come utensili da lavoro, ed altro ancora.

sabato 15 dicembre 2012

GNOCCO & MARE

GLI EVENTI
NEI LOCALI DELLA
CONFRATERNITA DEL GNOCCO D’ORO


IL GNOCCO
VA AL MARE


Una bella idea nel
Risto Bar “Via Taglio 12 – Eat & Drink House”
a Modena, dove si alternano momenti musicali e gastronomici.
Dopo l’aperitivo con il Tortellino in Brodo di domenica scorsa,
ecco questa volta il Gnocco protagonista di un insolito abbinamento
con il carpaccio di pesce.
Abbiamo assaggiato in anteprima, molto interessante …

DOMENICA 16 DICEMBRE ORE 18
in
“Via Taglio 12 - Eat & Drink House”
a Modena
Gnocco fritto, Carpacci di pesce e Bollicine

e dalle ore 17
un laboratorio per i bambini
per imparare a impastare il Gnocco insieme alle Rezdore

giovedì 13 dicembre 2012

IL GNOCCO SEDUCE IL PRINCIPATO DI MONACO


ILARIO
TAMASSIA
e la tradizionale accoglienza modenese
di Luca Bonacini


L’arredo diventa arte per Ilario Tamassia votato a questa professione alla quale ha dedicato tutta una vita, estro e creatività doti innate che ha saputo perfezionare e che gli hanno permesso di prestare il suo consiglio ai tanti personaggi famosi che nel tempo si sono affidati a lui. Un lungo percorso di conoscenza iniziato in una famiglia semplice, un esperienza da autodidatta che lo ha formato e gli ha permesso di realizzare un laboratorio di idee senza pari. Una spiccata sensibilità verso l’arte, la cultura, il bel canto, che lo hanno portato a divenire uno dei più importanti collezionisti di oggetti appartenuti a Maria Callas, realizzando sulla Diva oltre 60 mostre in tutto il mondo. Anche la sua attività ha subito danni dopo il terribile sisma che ha colpito la Bassa, ma è stato uno stimolo per ripartire mettendo ancora più energia, come si è potuto notare nella sua recente installazione un omaggio a Marilyn Monroe in un turbinio di specchi e vetri infranti.


Una carriera costellata di successi professionali e personali, fatta di tanti memorabili incontri, nei quali era d’obbligo dopo la visita all’atelier finire a tavola. Quante e quali occasioni in cui la cucina sarà stata complice di Tamassia nell’accogliere amici e clienti, e visto il tenore di questa rubrica chissà, se non può esserci stato qualche volta il Gnocco Fritto modenese, ad allietare pranzi e cene, una domanda che gli pongo con un certo appetito visto l’argomento trattato e l’ora (siamo prossimi alle tredici). Tra i tanti nomi altisonanti di cui avevo pensato Tamassia volesse parlarmi, sceglie quello di un autorevole esponente della famiglia Grimaldi del Principato di Monaco, conosciuto a Nizza (non riesco a sapere alcun nome), e venuto a Modena insieme alla sua signora.
E’ proprio cosi allora, ha saputo proporre a palati cosi raffinati, un cibo che molti giudicano semplice e banale ?
Era una visita alla quale dedicai come sempre tutta la mia attenzione, al momento della colazione che ebbe luogo nella mia abitazione, pensai a un menù che esprimesse la più vera modenesità: una particolare selezione di salumi e formaggi, i ciccioli freschi, e in abbinamento uno dei piatti più celebri del nostro territorio: il Gnocco Fritto, servito utilizzando la crescente tonda grande come base sulla quale erano posati i piccoli gnocchini a losanga, il tutto adagiato su un vassoio d’argento protetto dalla classica carta gialla.
Ci sono stati particolari abbinamenti ?
Hanno fatto seguito il prelibato Savor, le delicate marmellate alle mele, pesche, limone, di produzione artigianale, e un gradevole intermezzo rinfrescante a base di pesche a spicchi e Bianco di Castelfranco, a cui fece seguito una piacevole visita alla città, al centro storico e al Museo.
Una vera e propria colazione alla modenese. Venne apprezzata ?
Inutile dire il gradimento suscitato negli ospiti, che pur essendo abituati ai cibi più ameni, mai avevano gustato una pietanza cosi buona. Al termine, poco prima dei saluti avevamo preparato per la signora un pensiero “floreale”, un mazzo di fiori che invece di avere dei boccioli di rosa aveva delle pesche dolci bagnate nell’Alchermes con una farcia di cioccolata e crema, raccolte in un elegante confezione.


Modena e lei, saranno sicuramente rimasti nei loro ricordi ?
Certo fu un accoglienza molto calda, ne nacque un rapporto di grande amicizia e stima, che ebbe modo di essere rinsaldato quando ci arrivò l’invito a partecipare a una grande festa nella villa di Montecarlo dei Grimaldi, a cui partecipai portando con me ben 5 chili di Gnocco Fritto insieme a quelle speciali confetture, con indicazioni precise al catering di distribuire quel cibo modenese agli ospiti al termine del trattenimento. Fu un successo! Una particolare amicizia sostenuta da un sincero affetto che si è manifestato anche in seguito e in occasione del sisma, quando telefonavano ogni settimana chiedendomi se avevo bisogno di qualcosa, e trasmettendomi la loro vicinanza.

lunedì 10 dicembre 2012

CUGINI del GNOCCO: I Coccoli Toscani

I COCCOLI TOSCANI
di Luca Bonacini

I Cavalieri de Gran Gnoc sguinzagliati in tutta Italia per scovare "gli altri gnocchi", ovvero le altre specialità che assomigliano al Gnocco Fritto modenese, questa settimana hanno trovato i Coccoli, di forma più irregolare sono anchessi gustosi e saporiti.



L’abitudine di friggere il cibo è diffusa in tutta Italia. Tuttavia in Toscana è sempre stato un elemento imprescindibile della cucina. Si frigge di tutto: pollo, coniglio, verdura, maiale, manzo, pane, fegato, pesce, fiori di zucca e chi più ne ha più ne metta. Fino a pochi anni fa si potevano trovare a Firenze chioschetti e friggitorie che offrivano ai clienti le loro specialità: fettine sottili di polenta, frittelle di riso, bomboloni e soprattutto coccoli ! Oggi questa usanza è caduta in disuso e le friggitorie sono quasi tutte scomparse. Solo in alcuni ristoranti i coccoli sono serviti come antipasto accompagnati da prosciutto toscano e stracchino. Sono ottimi serviti come aperitivo assieme a un buon bicchiere di prosecco.




Ingredienti per circa 50 coccoli

500 gr di farina 00 setacciata
350 ml di acqua circa
25 gr di lievito di birra
sale
zucchero
olio extravergine di oliva
olio per friggere

Preparazione coccoli

1. Disponete la farina in una ciotola o in una spianatoia di legno e in un angolo mettete due pizzichi di sale.

2. Sciogliete il lievito di birra in 100 ml di acqua appena tiepida con l’aggiunta di un pizzico di zucchero.

3. Versate al centro della farina e impastate con la punta delle dita.

4. Via via che l’impasto lo richiede, aggiungete altra acqua tiepida.

5. Aggiungete 2 cucchiai di olio di oliva e continuate a lavorare fin quando l’impasto risulterà morbido ma non appiccicoso.

6. Mettete in una ciotola, coprite con un panno umido e lasciate lievitare fin quando l’impasto non sarà raddoppiato di volume.

7. Scaldate l’olio per friggere. Deve essere abbondante e la pentola abbastanza alta (non si deve friggere in padella). I coccoli devono immergersi completamente nell’olio.  La cottura deve essere dolce (il fuoco moderato) altrimenti le palline si cuociono troppo all’esterno e l’impasto all’interno rimane crudo.

8. Infarinate le dita e staccate le palline di pasta (con la mano sinistra fate una strozzatura alla pasta e con la destra staccate ruotando). Le dimensioni devono essere più o meno quelle di una noce. Buttate nell’olio caldo e friggete muovendo di tanto in tanto. Se schiacciate con il palmo la pallina di pasta appiattendola, otterrete coccoli con un interno più soffice e meno compatto.

9. Salate in superficie e servite caldissimi accompagnando con prosciutto crudo e stracchino.


PER ASSAGGIARE I COCCOLI A FIRENZE,
VI CONSIGLIAMO QUESTE TRE SEGNALAZIONI
DOVE I CAVALIERI SONO STATI NEI GIORNI SCORSI :

L'GIUGGIOLO
Viale Righi 3 - Firenze
telef. 055-606240
Uno dei pochi posti dove davvero si può dire è tutto buono!!! a mio avviso il rapporto qualità prezzo è impressionante, ambiente tranquillo, porzione abbondanti e staff sempre cordiali, imperdibili i coccoli con stracchino e prosciutto crudo, buone anche le pizze e interssanti novità dal menù del giorno, non male anche la bistecca alla fiorentina, prenotare assolutamene il fine settimana
Il GIOVA
Via Borgo La Croce 73/r - Firenze
tel. 055-
E' un posticino veramente unico nel suo genere...piccolo pochi posti a sedere ma a due passi dal centro storica di Firenze.....la specialità sono i coccoli con stracchino e prosciutto e il "fritto dell'aia".Ottimo il servizio.Da non perdere un fantastico cheese cake.unica nota negativa il begno...se pesi più di 80 kili non entri in toilette che è ricavata in un sottoscala....
DA VINATTIERI
Via Santa Margherita 4/r - Firenze
tel. 055-
Non avevo mai provato una schiacciata così buona...una delizia! Crudo e Pecorino...che bontà...e poi i coccoli...fantastici! Interessante anche la storia del proprietario...il vicolo intimo e accogliente ti sorprende se non conosci il posto mai e poi mai avrei pensato di trovare cortesia e cordialità in uno spazio così piccolo...veloci ed efficienti...! Ci tornerò è assicurato!


giovedì 6 dicembre 2012

KOJAK & GNOCCO

Il difficile caso del "Gnocco con salumi"
per il Tenente Kojak

di Luca Bonacini



Chissà che sguardi stupiti e increduli, veder entrare nel locale il Tenente Kojak al secolo Telly Savalas. All’apice del successo, l’indimenticabile interprete della serie TV che imperversò negli anni ’80 era venuto a pranzo al ristorante Zanichelli nella piccola frazione di Torre Maina, dove non era la prima volta che si vedevano celebrità, ma un volto televisivo cosi noto, quotidianamente nelle case degli italiani fece scalpore, e qualcuno si azzardò anche a chiedere un autografo. Ma cosa ci faceva a Modena il famoso attore


 che negli anni ’70 e ’80 aveva raggiunto con i suoi telefim100 milioni di persone di 70 nazioni ? Era venuto in visita alla Ferrari di Maranello e dopo aver scelto di pranzare in quella trattoria di campagna dove si servivano le cose buone di Modena, seppe farsi suggerire un menù tipico: tortellini, gnocco, tigelle con salumi e parmigiano, dimostrando di apprezzare particolarmente il gnocco con i salumi, vera bandiera modenese, al posto dei soliti lecca lecca a cui ci aveva abituati nel popolare telefilm. Malgrado interpretasse ruoli un po’ sgradevoli “cerco di essere più odioso possibile” aveva affermato in un intervista, l’attore piaceva, aveva un pessimo carattere, non era né giovane né bello, e completamente calvo, ma aveva un gran successo con le donne. Grandi ascolti in quegli anni per l’energico Tenente Kojak, autentico ammazza sette con 118 episodi televisivi ininterrotti che lo portarono a una grande notorietà anche in Italia. Figlio di un ristoratore greco aveva iniziato presto a darsi da fare e fin dall’età di 10 anni aveva fatto lavori umili e saltuari, per poi arruolarsi nell’esercito allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Dopo la laurea in Inghilterra, prese a collaborare con alcune emittenti radiofoniche che lo portarono al successo negli Stati Uniti dopodiché iniziò una carriera come caratterista di serie televisive con oltre cinquanta apparizioni fino a quando venne notato da Burt Lancaster che lo chiamò a lavorare con sé in alcuni film che gli valsero una nomination all’oscar.


Interpretò sempre la quintessenza del cattivo, il cinico maggiore dell’esercito, lo spietato Lucky Luciano, il perfido Ponzio Pilato, il villain nel film di 007 del ’69 Al Servizio segreto di Sua Maestà fino all’interpretazione che maggiormente lo rese celebre, l'icona del poliziotto calvo con il lecca-lecca sempre in bocca Theo Kojak, che esordì nell'episodio Tenente Kojak il caso Nelson è tuo, prodotto dalla CBS nel 1973. La serie terminò ufficialmente nel 1978, dopo aver regalato a Savalas un Emmy Award e due Golden Globes, a cui fecero seguito tra il 1985 e il 1990 altri sette film televisivi con protagonista Savalas nel ruolo del celebre tenente. Savalas era amico intimo dell'attore greco-americano John Aniston, tanto da essere il padrino della figlia Jennifer, futura protagonista del telefilm Friends e attrice di successo. Nella sua lunga carriera è stato anche scrittore, giornalista, regista, produttore, cantante con una cover arrivata al n. 1 nella Hit Parade inglese nel 1975, ottimo giocatore di poker, e pilota motociclistico in gare minori. Dopo tre matrimoni, e sei figli, è morto in California nel 1994 a 70 anni. Una stella ne onora la memoria nella Hollywood Walk of Fame.




domenica 2 dicembre 2012

IL GNOCCO di DARIO CECCHINI

DARIO CECCHINI :
professione macellaio

di Luca Bonacini




Ci sono persone che bisogna conoscere. E’ il caso di Dario Cecchini professione macellaio, innamorato pazzo del Chianti la sua terra, cuore e passione per il suo lavoro, una sensibilità e comunicativa fuori dal comune, e una grande conoscenza di quel mestiere appreso dal padre e da amici veri da cui ha ricevuto i fondamentali, per poi metterci del suo, insieme a una immensa creatività. Veri must del gusto come la sua leggendaria Chianina, il Sushi di carne, il Tonno del Chianti sono usciti da quella  storica macelleria di Ponzano in Chianti ma oggi ci sono anche tre ristoranti dove trovare solo buonissima ciccia, luoghi unici al mondo dove la carne lavorata eccezionalmente bene la fa da padrona, ma dove la personalità del suo fondatore fa la differenza. Una meritata notorietà quella di Dario Cecchini, chiamato in tutti i continenti a parlare di carne italiana, qualità, e tradizione, un entusiasta che ammalia chef, neofiti, allevatori, gourmet. Mentre chiacchieriamo al telefono sta prendendo un volo per Hong Kong dove sarà ospite d’onore a un importante convegno, indosserà la consueta uniforme d’ordinanza : un gillet tricolore con bottoni bianco rosso e verde, a rimarcare la sua italianità.



Ma sto divagando, e rischio di non chiedergli se ha qualche ricordo del gnocco fritto: “ma chè tu scherzi!” mi risponde Dario: “il pranzo che mi prepararono Laura e Nano Morandi da Giusti a Modena a base di gnocco fritto, prosciutto, tortellini era talmente buono, che sarebbe stato impossibile resistere al peccato di gola, siamo a un tale livello di cucina da paradiso che il peccato di gola non è più peccato ma diventa virtù, e apprezzare vuol dire onorare la cuoca, onorare la famiglia, la cucina, e gli antichi, rispettando la grande tradizione italiana, non si discende da persone incapaci, la grande responsabilità e l’orgoglio di discendere dalla più importante cucina tradizionale del mondo, la più grande cucina regionale a dispetto dei francesi a cui lascio volentieri la loro cucina borghese, e le loro stelle Michelin, e tutto ciò si traduce in un immenso rispetto di cui l’Italia gode all’estero di cui forse non ci accorgiamo neppure”.