domenica 2 dicembre 2012

IL GNOCCO di DARIO CECCHINI

DARIO CECCHINI :
professione macellaio

di Luca Bonacini




Ci sono persone che bisogna conoscere. E’ il caso di Dario Cecchini professione macellaio, innamorato pazzo del Chianti la sua terra, cuore e passione per il suo lavoro, una sensibilità e comunicativa fuori dal comune, e una grande conoscenza di quel mestiere appreso dal padre e da amici veri da cui ha ricevuto i fondamentali, per poi metterci del suo, insieme a una immensa creatività. Veri must del gusto come la sua leggendaria Chianina, il Sushi di carne, il Tonno del Chianti sono usciti da quella  storica macelleria di Ponzano in Chianti ma oggi ci sono anche tre ristoranti dove trovare solo buonissima ciccia, luoghi unici al mondo dove la carne lavorata eccezionalmente bene la fa da padrona, ma dove la personalità del suo fondatore fa la differenza. Una meritata notorietà quella di Dario Cecchini, chiamato in tutti i continenti a parlare di carne italiana, qualità, e tradizione, un entusiasta che ammalia chef, neofiti, allevatori, gourmet. Mentre chiacchieriamo al telefono sta prendendo un volo per Hong Kong dove sarà ospite d’onore a un importante convegno, indosserà la consueta uniforme d’ordinanza : un gillet tricolore con bottoni bianco rosso e verde, a rimarcare la sua italianità.



Ma sto divagando, e rischio di non chiedergli se ha qualche ricordo del gnocco fritto: “ma chè tu scherzi!” mi risponde Dario: “il pranzo che mi prepararono Laura e Nano Morandi da Giusti a Modena a base di gnocco fritto, prosciutto, tortellini era talmente buono, che sarebbe stato impossibile resistere al peccato di gola, siamo a un tale livello di cucina da paradiso che il peccato di gola non è più peccato ma diventa virtù, e apprezzare vuol dire onorare la cuoca, onorare la famiglia, la cucina, e gli antichi, rispettando la grande tradizione italiana, non si discende da persone incapaci, la grande responsabilità e l’orgoglio di discendere dalla più importante cucina tradizionale del mondo, la più grande cucina regionale a dispetto dei francesi a cui lascio volentieri la loro cucina borghese, e le loro stelle Michelin, e tutto ciò si traduce in un immenso rispetto di cui l’Italia gode all’estero di cui forse non ci accorgiamo neppure”.


Nessun commento:

Posta un commento