Il nuovo progetto della Confraternita del Gnocco d'Oro:
L'ARMATA DEL MIRTILLO NERO
L'ARMATA DEL MIRTILLO NERO
di
Luca Bonacini
fotografie
di Diego Poluzzi
Parliamo
del Mirtillo Nero, il
Vaccinium
myrtillus L, un piccolo arbusto spontaneo comunissimo nel sottobosco montano
delle Alpi e degli Appennini, dove cresce tra i 900 ed i 1500-1800 metri. Lo si
trova nell'Appennino bolognese, modenese e reggiano, come pure nelle provincie
di Lucca e Pistoia situati in zone limitrofe nell'alto Appennino. “Piccolo
mirto”, come suggerisce il nome, il “mirtillo” venne chiamato così per la
somiglianza al suo più famoso parente mediterraneo. Gli antichi romani lo
chiamarono Vaccinium, derivando probabilmente la parola dal greco arcaico che
significava 'giacinto a fiore blu'. Se occorre aspettare le moderne
strumentazioni di analisi per ritrovare un massiccio impiego medico e
fitocosmetico del Mirtillo Nero – le cui bacche sono ricche di acidi organici,
tannini, pectine e antociani – le proprietà astringenti e disinfettanti avevano
già reso celebre l'arbusto, che era apprezzato anche per le foglie. Nel
medioevo, un cuscino di foglie di mirtillo era proposto come ottimo rimedio
contro le emorroidi. Ma la caratteristica forse più nota del Mirtillo Nero è la
sua capacità di aguzzare la vista, soprattutto al buio. Se ne sono accorti,
durante la seconda guerra mondiale, i piloti della RAF: grazie a robuste dosi
di pane e confettura ai mirtilli le loro incursioni aeree notturne diventavano
sempre più precise e micidiali.
Ulteriori informazioni al link:
http://www.edizioniartestampa.com/scheda&id=400
Tra breve in uscita il libro edito da
Artestampa, con i trasformatori e i ristoratori che lavorano il piccolo frutto
modenese.
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